Mio padre mi svegliava facendomi il solletico ogni mattina...
per spiegare la nostalgia, non esiste parola che si abbina...
Quando i miei coetanei piangevano perché si sbucciavano i ginocchi...
io piangevo perché mia madre non veniva a trovarmi...
L'unico modo per averla vicino era chiudere gli occhi...
sperando che potesse tornare ancora ad abbracciarmi...
Giocavo a nascondino, ma senza amici...
sempre sola, con le mie cicatrici...
Le litigate in casa a non finire...
ero piccola, fingevo di non soffrire...
fingevo di non capire...
La voglia di reagire ce l'avevo, ma il coraggio per farlo no...
Ero stanca della vita, già da un po'...
Giuravo che prima o poi me ne sarei andata via...
lontano da tutta quella ipocrisia...
Adesso che sono qui, da sola mi faccio compagnia...
talmente sola che in questa eutanasia...
mi faccio da sola anche l'autopsia...
Ho lottato per essere indipendente...
ma ero solo un adolescente...
con le cuffie nelle orecchie...
e il casino nella mente...
Perché è brutto tornare a casa e non trovare nessuno...
in fondo di anni ne ho solo ventuno...
Preparo la cena e mangio da sola...
metto la musica, che almeno mi consola...
Ma quando apri il frigo e non trovi nient'altro che...
lo stesso vuoto che c'è dentro di te...
Quando riapri gli occhi e non trovi nient'altro che...
il disordine che avevi lasciato prima di chiuderli...
Quando ti svegli e cerchi chi non c'è...
Quando non hai nessuno con cui prendere un caffè...
e sottovoce sussurri: "Dio, aiutami"...
che questa inquietudine...
poi diventa un'abitudine...
Ma voi, come la chiamate...?
INDIPENDENZA... O SOLITUDINE...?
(Katy Tuccini)
Nessun commento:
Posta un commento